Tutti i numeri del Concorso Internazionale

  • 31 film proiettati: generi e racconti diversi suddivisi in 4 Categorie di Concorso: Miglior Fiction, Miglior Documentario, Miglior Animazione e Miglior Experimental;
  • 9 fiction: storie di genere, di vita quotidiana, ideate, scritte e raccontate per immagini; intrecci e modalità sorprendenti di storytelling, tra sguardi, personaggi e affascinanti finzioni-verità;
  • 5 documentari: racconti di realtà, documenti, cinema verità e alcune possibili (e stimolanti) forme di resoconto;
  • 10 film d’animazione: un genere (e un linguaggio) che si fa capace di raccontare attraverso numerose ed affascinanti tecniche; cartoni animati, riprese, grafica, stop motion, 3D, disegni, green screen e altro ancora;
  • 7 film sperimentali: corti innovativi che approfondiscono e sperimentano commistioni e linguaggi, ricercando modalità di racconto originali;
  • 8 opere provenienti dai paesi asiatici;
  • 11 corti dedicati al Focus Africa
  • 42 paesi del mondo rappresentati e coinvolti con opere selezionate: un vero e proprio giro mondo, un viaggio affascinante dove accanto all’Italia e ai principali paesi europei (Francia, Spagna, Germania, Portogallo), non son mancati gli Stati Uniti, il Canada, ma anche l’Iran, il Guatemala, l’Argentina e Hong Kong, opere anche da Irlanda, Regno Unito, Svizzera, Svezia, Polonia e Russia, Egitto, Senegal, Nigeria, Taiwan, Corea, Cina e Giappone; due cortissimi Ultrashort provenienti dall’India;
  • 44 corti Ultrashort: film divertenti, irriverenti, fuori dalle righe, sperimentazioni, video musicali, animazioni, fiction, cinema off, film poetici, diari video, piccoli drammi: tutto il mondo del cinema possibile in pillole, una dietro l'altra;
  • 7 Premi e Menzioni Speciali: un Premio ufficiale e la possibilità di assegnare una Menzione Speciale per ogni Categoria (Miglior Fiction, Miglior Documentario, Miglior Animazione e Miglior Experimental e Miglior Ultrashort, Miglior Extended Cinema - Focus Africa, Miglior Eastern Asia);
  • 19 Giurati: Ogni categoria prevede un gruppo di giurati tra autori, critici ed esperti specializzati nel proprio ambito a livello nazionale, tra professionisti e addetti ai lavori (registi, direttori della fotografia, animatori, organizzatori di festival cinematografici, ma anche artisti e performer);

Cinema africano con Cinema du Desert

Il primo appuntamento con il Cinema du Desert è stato dedicato alla prima parte del Focus Africa. Nell’Arena di Bora a Borello hanno trovato spazio approfondimenti e storie provenienti da questo affascinante continente. Protagoniste soprattutto le donne, raccontate cercando di superare facili stereotipi.

Agli occhi del pubblico sono stati presentati racconti quotidiani, attuali, con punti di vista prevalentemente femminili e con toni freschi e innovativi. All’Arena di Bora sono arrivati film provenienti da Senegal, Tunisia, Egitto, Uganda, Congo e Kenya, dando vita a una colorata serata, in collaborazione con associazioni locali e con il Mashariki Film Festival del Rwanda. Ringraziamo il suo direttore artistico, il missionario comboniano Fabrizio Colombo per il prezioso aiuto di network internazionale che ci ha permesso di realizzare una selezione intercettando direttamente autrici e autori africani.

Film proiettati nella prima parte del Focus Africa, nel camion cinema du desert:

The window’s muse, di Mamadou Diop, 13’, fiction, 2021 - Senegal
Les Aigles de Carthage, 19’, documentary, 2021 - Italia/Tunisia
Tuk Tuk, di Mohamed Kheidr, 26’26’’, fiction, Egypt
No school, di Ntanda Phoebe, 13’18’’, documentary, 2021 - Uganda
The star, di Kevin Mavakalala, 11’35’’, fiction, 2021 - Congo
Sungura, di Lydia Matata, 19’54’’, fiction, 2021 - Kenya


Cinema dal mondo con il Cinema du Desert

Il Cinema du Desert è arrivato finalmente a Cesena, in una piazza oggi luogo di passaggio, carica di tanta storia cittadina ricordata dalla ciminiera dell’antico stabilimento dell’Arrigoni. Il secondo appuntamento con il camion di cinema itinerante è stato dedicato al cinema dal mondo, con proiezioni legate a doppio filo ai viaggi e agli spazi. Quando in un viaggio gli ambienti diventano scoperte, non esistono sfondi o scenari di sorta: i luoghi del mondo si fanno racconto nonché fulcro della narrazione filmica e i paesaggi diventano suggestioni preziose per nuove avventure. Ad aprire la serata il mediometraggio fuori concorso “K2 y los porteadores invisibles” che in uno scenario mozzafiato ci ha portato a scoprire il coraggio e i sacrifici dei portatori indigeni pakistani, coloro che sfidano i ghiacci portando i pesantissimi zaini per i turisti che scalano il K2. La proiezione è stata realizzata in collaborazione con il festival cileno di cinema indigeno Ficwallmapu.

Augurando nuovi viaggi al Cinema du Desert lo ringraziamo e speriamo di rincontrarci presto!

Film proiettati:
K2, y los porteadores invisibles, di Iara Lee, documental 55’, 2015 - Usa/Pakistan (fuori concorso)
Silk’s balance, di Elise Lorthiois, 3’45’’, experimental, 2021- France
The scrag, di Tomasz Wisniewski, 29’55’’, 2021, documentary - Poland


I film come “ponti fra culture” del Cinema du Desert

Intervista a Davide e Francesca del Cinema du Desert

Cinema du Desert: incontriamo Davide e Francesca – con formazioni diverse, ma uniti dalle comuni passioni per il cinema e per i viaggi – durante l’Anteprima del MalatestaShort Film Festival e in quell’occasione ci hanno raccontato il loro progetto, dalla genesi al rapporto con i film che scelgono di mostrare e all’accoglienza ricevuta, tra cooperazione, scoperte e proiezioni-punti d’incontro.

Com’è nato il vostro progetto?
D: Cinema du Desert è nato nel 2009 nel deserto del Sahara, in Mali, più precisamente vicino a Timbuctu: tutto è cominciato quasi per caso perché, dopo un incidente con il nostro camion, come viaggiatori non ci piaceva fare regali materiali o in denaro alle persone incontrate e, in quella specifica occasione, a chi aveva aiutato noi e il nostro mezzo a disinsabbiarsi per poter riprendere il nostro cammino lungo la pista. Così, visto che le persone erano tante, abbiamo deciso di regalare a tutti una proiezione. Da quel giorno non ci siamo più fermati.
F: Direi che il progetto nasce dall’unione di due passioni, quella per il viaggio e l’avventura e quella per la condivisione dei film e del cinema. Quindi è stata la combinazione di questi due elementi a dare vita a Cinema du Desert.

Una vita in viaggio da allora: dove siete stati in questi anni?
D: Ad oggi credo che siamo stati in poco meno di trenta paesi, in tre continenti, nello spazio (e nell’area geografica) compresi tra la Mongolia e la Costa D’Avorio. Quindi tanta Africa, tanta Asia centrale ed Europa.

Cosa proiettate?
F: Come diceva Davide, abbiamo ideato questo progetto insieme nel 2009; Cinema du Desert nasce perché vuole utilizzare le immagini come uno strumento comunicativo. Ci piace creare dei ponti tra culture diverse. Partendo da questo presupposto, facciamo vedere realtà lontane. Proiettiamo documentari incentrati su temi a cui teniamo molto (dall’ambiente alle condizioni di vita di popoli distanti, all’immigrazione), ma non solo. Opere per far conoscere mondi diversi: ci piace far vedere, ad esempio, la neve nel deserto del Sahara, piuttosto che come vivono in Africa gli abitanti della Mongolia.

Come scegliete i film da far vedere?
F: Quello che scegliamo dipende da dove ci troviamo e dal posto che ci ospita. L’obiettivo è sempre quello di creare dei punti d’incontro davanti a uno schermo e molto spesso sono il luogo e i popoli che incontriamo a guidarci in tal senso. E il registro che si crea varia e si modula di volta in volta: ad esempio, abbiamo proiettato film davanti a un migliaio di persone in Africa, scegliendo documentari sull’immondizia e sui rifiuti, parlando così dell’impatto dell’uomo sull’ambiente. Spesso abbiamo privilegiato film dalle tematiche importanti (mostrando opere, ad esempio, che trattavano di mutilazioni genitali femminili), mentre altre volte abbiamo invece preferito semplicemente creare momenti di puro divertimento; nei campi profughi in Grecia abbiamo deciso di proiettare Charlie Chaplin perché era comprensibile da tutti e perché ha portato un momento di leggerezza dove la leggerezza veramente non c’era.
Tanti temi sociali nel complesso
F: Si assolutamente. Parliamo attraverso i film di temi come – fra gli altri – l’impatto dell’uomo sull’ambiente, le questioni di genere, le mutilazioni genitali femminili, l’immigrazione irregolare.

Ci raccontate qualche esempio di quei “ponti tra culture” che menzionavate prima e che siete riusciti a creare grazie al vostro progetto?
F: In Mongolia abbiamo proiettato un documentario che si intitola Bebè e che racconta il primo anno di vita di quattro bambini nati in quattro cantoni diversi del mondo. Uno di questi piccoli protagonisti è proprio della Mongolia, quindi gli spettatori mongoli potevano rivedere la loro realtà in questo bambino, identificandosi nel contesto mostrato, ma – al contempo – vedere anche le differenze rispetto agli altri, conoscendo pure percorsi di crescita diversi attraverso le esperienze di questi bambini.
D: Quando in Costa D’Avorio abbiamo proiettato film scelti nell’ambito di progetti di comunicazione sull’immigrazione, abbiamo volutamente fatto vedere esattamente cosa accade nel deserto in Libia e cosa significhi entrare in un paese come rifugiato e senza documenti. In generale, le campagne che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni in Africa avevano un focus particolare sulle immigrazioni irregolari e si è tentato di favorire la comunicazione di un contesto sociale “altro”, cercando di sensibilizzare soprattutto i giovani che vivono nei villaggi sulla realtà del fenomeno migratorio di tipo irregolare. Raccontando quindi con le immagini che tipo di viaggio aspetta il giovane migrante (dai documenti richiesti nei paesi di arrivo ai mille imprevisti), abbiamo spiegato cosa comporta la condizione di clandestinità.

In Italia che film proiettate?
D: In Italia abbiamo un focus particolare sviluppato in quest’ultimo anno incentrato sull’ambiente e sugli obiettivi dell’”Agenda 2030” che cerchiamo di promuovere sullo sviluppo sostenibile.

In che modo l’aspetto della sostenibilità s’intreccia al vostro progetto?
D: Nel corso di questi quasi tredici anni abbiamo percorso più di 150 mila chilometri con il nostro cinema itinerante e il camion è alimentato a energia solare: dal 2013 sul tetto ci sono dei pannelli appositi. Tra il 2013 e il 2015 il sistema è stato ottimizzato e da allora funziona benissimo: ci permette una autonomia di sei-sette ore grazie alla quale possiamo realizzare le nostre proiezioni ovunque noi siamo, consentendoci quindi di arrivare in qualsiasi luogo, anche dove non ci sono né allacci, né corrente elettrica. Inoltre, il nostro è un cinema green a tutti gli effetti perché le emissioni di CO2 prodotte dal camion vengono poi calcolate e compensate attraverso la piantumazione di alberi.
F: Ci piace azzerare – o cercare di azzerare – la nostra impronta sull’ambiente piantumando alberi e collaborando a nostra volta con altri progetti di cooperazione. C’è quindi anche uno sfondo sociale di più ampio respiro in ciò che facciamo.

Che forme di cooperazione perseguite? Con chi collaborate?
F: Ci teniamo molto a sviluppare piccole forme di cooperazione attraverso programmi specifici. Siamo operativi in particolare in Africa perché è uno dei territori che conosciamo meglio e dove abbiamo appoggi e contatti fin dalla nascita del nostro stesso progetto: già allora infatti chiedemmo delle informazioni dettagliate all’ONG “Bambini nel Deserto” di Modena.
D: L’ONG “Bambini nel Deserto” è stata la realtà che ci ha supportato sempre e da quando siamo nati: ha permesso al nostro progetto di esistere nei primi anni, soprattutto sostenendolo anche economicamente, oltre che a livello motivazionale. Tutto questo è stato reso possibile grazie a loro, anche se, nel tempo, abbiamo comunque incontrato anche tante altre piccole grandi forme di partecipazione. Abbiamo conosciuto e avuto tanti compagni di viaggio (a cui va il nostro grazie) e che, nel corso degli anni, si sono susseguiti e hanno scelto di avvicendarsi al nostro fianco come vicini di cabina e di vita, per periodi lunghi mesi trascorsi in giro per il mondo. Ognuno ha dato il suo contributo alla causa.
Si tratta sicuramente di una causa – di viaggio, di cinema e di scoperte – tanto affascinante quanto totalizzante
F: Questo è un progetto di vita: nel corso degli anni ci siamo migliorati e ci auguriamo di andare incontro a continue migliorie lungo il nostro percorso. Come ci tengo sempre a puntualizzare, noi non siamo un service tecnico. Dentro questo camion c’è una famiglia, c’è una scelta fatta di tanti progetti paralleli in continuo divenire ed è per questo che facciamo ciò che facciamo.

Intervista a cura di Sara Fiori e Valentina Togni, realizzata in agosto 2021.

L’intervista è pubblicata nel catalogo del festival, edizione 2021.
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    Vetrina video “I colori del mondo

    La vetrina video, allestita nella libreria Coop all’interno del Centro Commerciale Lungosavio, è un modo per portare il festival di cinema in uno spazio inconsueto e agganciare lo sguardo di persone non necessariamente frequentanti gli eventi culturali. La proposta video è comunque di alta qualità, in quanto vengono presentate delle animazioni che partecipano al concorso internazionale e l’allestimento vede la collaborazione di Riccardo Sivelli, scenografo e creatore di puppets con il quale è stato realizzato un laboratorio di tecniche miste (riprese, stop motion, green screen) messo in onda anche nella vetrina. Il laboratorio, coordinato da Isabella Scarpellini di Albedo aps, è stato offerto in modo gratuito a giovani partecipanti grazie al contributo
    del Progetto Giovani - Idee in circolo e di Coop Adriatica e ha avuto luogo in corte Zavattini, in linea con l’utilizzo di spazi pubblici inconsueti che ha caratterizzato questa edizione.

    Film del concorso internazionale presentate in vetrina:

    Fiction
    Autumn leaves, di Saman Hossinpour, Iran, 3’59’’, 2016

    Animation
    Big Boom, di Marat Narimanov, 4’, 2016, Russian Federation
    Chrysalis, di Lynn Dana Wilton, 3’15’’, 2018, Canada
    Clowning around, di Olu Ogunye Jr, 2’31’’, 2017, Unites States
    El mago Georges, di Katalin Egely, 4’17’’, 2020, Argentina
    Sushi Combiner Set, di Master R Mirosevic-Sorgo, 24’’, 2016, United Kingdom
    2 monkeys and 3 peaches, di Ali Aghazadeh, 38’’, 2016, Islamic Republic of Iran

    Experimental
    A perdere, di Viola Mancini, 4’42'', 2021, Italy

    Ultrashort
    I am ok, di Olivia Lucchini , 1’, 2020 - Italia

    Fuori concorso
    Monnezza, progetto didattico in animazione, con i ragazzi delle scuole superiori, a cura di Riccardo Siveli, 1’38'', 2013, Italia
    Ezio lo zio, animazione pilota sugli incidenti domestici, a cura di Riccardo Siveli, 2’22'', 2013, Italia


    Presentazione

    Presentazione generale delle scelte curatoriali della selezione 2021

    Il Concorso, cuore da sempre del festival, rappresenta uno sguardo internazionale sulla produzione breve e propone una selezione di opere da tutto il mondo per quattro categorie di Concorso: Miglior Animazione, Miglior Documentario, Miglior Fiction e Miglior Experimental. A queste si aggiungono altre tre Categorie: la Categoria Miglior Eastern Asia con i cortometraggi asiatici, la Categoria Extended Cinema, con un focus sull’Africa ed infine la Categoria Ultrashort, sezione incentrata sulla sperimentazione più libera, dedicata – in una sorta d’ulteriore ricerca creativa dell’immediatezza da raccontare – alle opere cortissime entro i tre minuti.

    Come evocato dal claim di questa edizione “all you can see”, l’intento generale è quello di proporre a pubblici diversi un menù molto variegato di cinema, suggerendo una sorta di approccio “vorace” alla visione, con la possibilità di vedere molti corti e di conoscere diversi approcci poetici e realizzativi al mondo del cinema. Tante proposte, tanti film provenienti da tanti paesi del mondo. 31 film selezionati per il Concorso Internazionale, 8 opere per il Concorso Eastern Asia, 11 corti africani e 44 cortissimi Ultrashort. Tutti i corti sono arrivati da 42 nazioni più o meno lontane fra loro, da Hong Kong alla Russia, dai principali paesi europei (Francia, Spagna e Germania) agli Stati Uniti e al Canada, fino all’India, al Giappone alla Cina, alla Nigeria, al Senegal e alla distantissima Australia.

    La scelta generale è stata senza dubbio quella dell’eterogeneità, senza alcun restringimento né tematico, né formale, perché si è cercato di carpire, già in fase di selezione, alcune tendenze di focus, soprattutto a livello di soggetti e di modalità di racconto. Tante storie femminili e di genere e molti i plot familiari e legati all’universo dell’infanzia, così come plurimi sono stati i rimandi all’attualità, con il Covid e l’emergenza pandemica pronti ad ergersi a nuovi spunti di narrazione, affiancati da sorprendenti (e talvolta fantasiose) opzioni espressive di storytelling. Le donne, così come i quadretti familiari o le storie corali, sono stati selezionati proprio perché inaspettati, lontani da ogni stereotipo o rappresentazione già vista. Ad esempio, per quanto riguarda l’Africa, abbiamo apprezzato un cinema innovativo e dalla forte vocazione femminile, sotteso proprio a scardinare alcuni luoghi comuni sull’Africa, (perennemente sospesa tra migrazioni, malattie e povertà) e a raccontare anche il mondo patinato della moda e quello dell’arte.

    I film – tutti proiettati rigorosamente in lingua originale e sottotitolati in italiano – abbracciano diversi generi e sottogeneri e spaziano dalla commedia nera al film di viaggio, dal dramma sociale all’autobiografia e alle sorprendenti commistioni Sci-fi. Anche quando i toni si fanno forti (molte sono le tragiche odissee familiari, così come è frequente il tema del suicidio), il disagio si manifesta inaspettamente virando altrove, optando per ibridi espressivi che oscillano con perizia tra l’horror, il detto e il non detto, il documentario e la finzione. Il risultato è sempre lo stesso: un mosaico di voci, sfumature e punti di vista assolutamente vivace e coinvolgente.

    Una prospettiva di difformità quella perseguita, che si è estesa, come una sorta di stimolante fil rouge del Concorso e dello stesso Festival tout-court, anche alla varietà delle situazioni creativo-realizzative delle opere stesse, accogliendo sia cortometraggi provenienti da importanti case di produzione e di distribuzione, così come film brevi di autori indipendenti e di registi auto-distribuiti, in un mix capace di fotografare, nella maniera più sincera possibile, le diverse dinamiche di creazione e di diffusione audiovisiva coesistenti nel panorama internazionale del cinema breve.

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      Anteprima

      Malatestashort Film Festival 2021- Anteprima
      All you can see
      Cesena 3-4-9-10-11 settembre

      Proseguendo il concetto di extended cinema della scorsa edizione, anche quest’anno abbiamo portato il cinema in diversi luoghi inconsueti della città e ne è venuta fuori un’anteprima estiva ricca di eventi!

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        Programma

        La quinta edizione “All you can see”, ammicca alla formula “All you can eat” e propone ai suoi diversi pubblici un menu molto variegato di cinema. Il titolo evoca una sorta di approccio “vorace” al cinema, inteso come possibilità di vedere numerosi film e anche di incontrare diversi approcci poetici e realizzativi della cinematografia mondiale.
        Il festival ha avuto anche una Anteprima a settembre con cinque appuntamenti.

        Guarda l’elenco completo dei film di “All you can see”:

        Il programma 2021 in sintesi

        Sabato 13 e domenica 14 novembre
        Palazzo Romagnoli, Cesena
        progetto speciale FAI/Re-framing home movies

        Sabato 13, martedì 16, mercoledì 17 novembre
        Multisala Cinema Eliseo, Cesena
        Concorso Internazionale di cinema breve
        prima serata

        Sabato 20 novembre
        Spazio Marte, Cesena
        Pitch Day: focus cinema Emilia-Romagna

        Domenica 21 novembre
        Ex Roverella
        Concorso Extended Cinema – Focus Africa

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            Credits

            Il MalatestaShort Film Festival si è avvalso del prezioso contributo di diversi collaboratori, che hanno reso possibile la realizzazione del progetto, riportiamo i nomi in ordine sparso ringraziandoli per l'aiuto concreto e professionale che hanno offerto.

            Un progetto a cura di 
            Albedo e Arci Cesena
            Direzione artistica
            Luca Berardi e Valerio Montemurro
            Direzione organizzativa
            Luca Berardi
            Team comunicazione/social/fundraising/ufficio stampa:  Sara Fiori, Arminia Picardi, Valentina Togni, Abele Gasparini, Luca Berardi, Giaime Barducci, Edi Canestrini.
            Visual, grafica cataloghi e pieghevoli: Abele Gasparini
            Gestione piattaforma film freeway, rapporto con distributori: Valerio Montemurro
            Referente Traduzioni e sottotitolaggio e rapporto con gli autori: Federica Veggiotti
            Referente per festival sud America: Manuel Zani
            Prenotazioni e informazioni: Sara Fiori
            Amministrazione: Arci Cesena


            Eventi

            Eventi 2021

            Cine Food

            Cena giapponese e proiezioni di cinema asiatico. Il connubio perfetto all’anteprima del MalatestaShort Film Festival 2021.

            Cine Concerto

            “Cabaret Voltaire”, un progetto speciale dei Camera 66, con la sonorizzazione di corti dadaisti.

            Il Cinema du Desert arriva al MalatestaShort Film Festival

            Cinema du Desert

            Un camion-camper, una piazza e la comunità che torna a crearsi attorno al cinema.

            Cinema africano con Cinema du Desert

            Cinema du Desert arriva al MalatestaShort Film Festival per portarci storie direttamente dal continente africano.

            Cinema dal mondo con il Cinema du Desert

            La vetta del K2 e avventure da mozzare il fiato

            I film come “ponti fra culture” del Cinema du Desert

            INTERVISTA a Davide e Francesca, che ci raccontano il progetto Cinema du Desert, un camion-camper, chilometri su chilometri macinati, ventisei paesi visitati e migliaia di spettatori raggiunti in tutto il mondo. L’intervista per MalatestaShort Film Festival

            Re- framing home movies/Fai

            Film d’archivio e visite guidate nel palazzo storico “Romagnoli”


            Giurie e premi

            I film in concorso sono valutati da sei giurie indipendenti, una per ognuna delle categorie ufficiali. Ogni categoria (Animazione, Documentario, Experimental, Fiction, Eastern Asian, Ultrashort) prevede un gruppo di tre giurati tra autori, critici ed esperti specializzati nel proprio ambito a livello nazionale, tra professionisti e addetti ai lavori (registi, direttori della fotografia, animatori, organizzatori di festival cinematografici, ma anche artisti e performer).

            Best animation: Michele Bernardi, Michele Lilli, Emilio Rossi
            Best documentary: Fic Wallmapu, Gianfranco Miro Gori, Antonio Maraldi
            Best Experimental: Roberta Baldaro, Houdini Righini, Anton Roca
            Best Fiction: Leo Canali, Stefano De Pieri, Francesco Selvi
            Best Eastern Asia: Yukiko Hayashi, Laura Liverani, Solange Pandolfini
            Best Ultrashort: 7 Siff, Edoardo Saccone, Manuel Zani
            Extended cinema focus Africa: Albedo

            ‌Durante le giornate delFestival le diverse giurie visionano i film e assegnano i premi ufficiali del valore di 200 euro per il miglior
            film della categoria Animazione, per il miglior Documentario, per il miglior film Experimental e per la miglior Fiction. Per la categoria Eastern Asia è prevista invece l’assegnazione da parte dei giurati di un premio di 150 euro e per la categoria Ultrashort di un premio di 100 euro. Un ulteriore premio viene assegnato dall’associazione Albedo, organizzatrice del festival per la categoria Extended Cinema (del valore di 200 euro per il vincitore) quest’anno riservato ai film del focus Africa.


            Vincitori

            Miglior film di fiction 2021:
            Sideral, di Carlos Segundo

            Segundo ritrae il suo paese in una tenera e bizzarra ucronia in bianco e nero, il desolato Brasile contemporaneo qui si lancia alla conquista dello spazio: perché a volte l'unico modo di scappare dalla Storia è fuggire tra le stelle."

            Giuria: Leo Canali, Stefano De Pieri, Francesco Selvi

            Miglior film di animazione 2021:
            The edge, di Zaide Kutay, Geraldine Cammisar

            Vince “The Edge” per l’originalità nell’utilizzo del linguaggio animato, in un perfetto connubio tra idea e cifra stilistica.

            Giuria: Michele Bernardi, Michele Lilli, Emilio Rossi

             

            Miglior film sperimentale  2021:
            New York minute, di Lynn Bianchi

            Si premia “New York minute” per la compostezza formale, l’abilità negli innesti video e per l’uso equilibrato della colonna sonora. La fotografia chirurgica e il rigore di uno sguardo patinato e distante riescono nella non semplice sfida di indirizzare  una cartolina fatta di pixel perfetti verso una storia che ci sprofonda nell’eros del dettaglio. L’opera si distingue per una narrazione sintetica e allo stesso tempo ricca di molteplici sfaccettature e per la forza del polittico congeniato sotto forma di lettera d’amore alla propria città molto coerente con la contemporaneità.

            Menzione speciale film sperimentale 2021:
            The bearers of memories, di Migle Krizinauskaite-Bernotiene

            Si assegna una menzione speciale a “The bearers of memories” per la poesia narrativa, la raffinata dilatazione  temporale  e per l’uso accorto di suoni, al contempo evocativi e dissonanti.

            L’opera ci presenta un racconto emotivo e soggettivo, capace di riecheggiare l’intenso cinema di Tarkovskij, fra gli altri, e di commuovere. Un viaggio cosmogonico di bisbigli e sottoboschi illuminanti, con le radici che affondano salde nella tradizione e le fronde che muovono verso un lirismo apolide, purissimo, senza tempo.

            Giuria: Roberta Baldaro, Houdini Righini, Anton Roca

             

            Miglior film documentario 2021:
            Valenki Ru, di Anton Belousov, Yury Nemtsov

            La giuria, all’unanimità, assegna il premio come miglior documentario corto a Valenki Ru, per il suo lavoro di riscatto di un mestiere tradizionale e per l’indiscussa qualità cinematografica dell’opera. La narrazione si addentra nella materia trattata in maniera sottile, trasportando costantemente avanti e indietro nella storia della produzione artigianale degli stivali di feltro; Valenki Ru rompe la percezione lineare del tempo, trasmettendo allo spettatore la vitalità e l’attualità di pratiche storiche del territorio russo, mappato nelle sue diversità regionali.

            Giuria: Fic Wallmapu, Gianfranco Miro Gori, Antonio Maraldi

             

            Miglior film Ultrashort 2021:
            “Cassa 3”, di Gianni Zauli

            Primo premio a “Cassa 3” di Gianni Zauli, per aver tratteggiato con brillante humour nero il sempiterno rovello dell’umanità sul senso della vita, raccontando in pochi densi istanti una storia molto più grande della sua durata. L’ottima regia è accompagnata da maestria e da una coerenza narrativa che lo rende un film pienamente riuscito.

            Menzione speciale film Ultrashort 2021:
            Echoes, di Matej Duzel

            Menzione speciale a “Echoes” di Matej Duzel, per aver mostrato senza retorica né moralismo gli effetti dei cambiamenti socio-economici nella città di Pola, filtrati attraverso la trama della memoria personale, facendone, più che una critica sociale, una occasione di riflessione sul passato e il trascorrere del tempo. Il tutto è accompaganto da una evidente ricerca stilistica nella fotografia che, sebbene appaia non del tutto compiuta, forse per i mezzi tecnici a disposizione, è ben riconoscibile e sostiene degnamente la narrazione del regista.

            Giuria: 7 Siff, Edoardo Saccone, Manuel Zani

            Miglior film Eastern Asia 2021 :
            Super Soup, di Iacopo Fulgi e Valerio Maggi

            Il premio per il miglior film va a “Iacopo Fulgi e a Valerio Maggi” con l’opera “Super Soup”, per essere riusciti a raccontare l’originalità di una relazione strampalata con un linguaggio fresco e avvincente, in grado di muoversi con abilità tra la documentazione del reale e la fiction più irriverente.

             

            Menzione speciale film Eastern Asia 2021:
            Where the leaves fall, di Xin Alessandro Zheng

            Per la capacità di raccontare il sentimento di non appartenere a nessun luogo, che emerge potente dai silenzi intergenerazionali di una famiglia. L’emozione di una storia diffusa, ma così speciale.

            Giuria: Yukiko Hayashi, Laura Liverani, Solange Pandolfini

             

            Vincitore premio Extended Cinema  Focus Africa 2021:
            Sungura, di Lydia Matata, 19’54, fiction, 2021, Kenya in collaborazione con Mashariki Film Festival, Rwanda

            Per la capacità e per la delicatezza, scevre da ogni luogo comune e soprattutto dal facile pietismo, con cui riesce a raccontare il complesso rapporto tra sessualità e disabili. L’originalità delle scelte fotografiche (i toni quasi pop, i cromatismi sgargianti) e l’opzione della totale ambientazione in interni consentono una esplorazione mai banale e spesso sorprendente delle mille sfaccettature della tematica principale, dalle difficoltà di movimento, al look. Un ritratto femminile riuscitissimo capace di abbattere gli stereotipi di genere e sull’handicap, grazie al perfetto equilibrio tra piccoli grandi acmi di dramma giustamente impossibili da ignorare e il registro della commedia che si fa a tratti esilarante.

             

            Menzione speciale extended cinema Focus Africa 2021
            Off the air, di Adesola Oni, fiction, 11’46’’, Nigeria, 2021 in collaborazione con Mashariki Film Festival, Rwanda

            Per la particolarità con cui racconta - senza mostrarlo, affidandosi solo a una traccia audio - il tema del suicidio tra evocazione, ipotesi e plot completamente aperto. A ciò va aggiunta l’originalità della scelta espressiva di immagini pseudo amatoriali, come a suggerire una sorta di linguaggio “dall’interno”, in un racconto dalla forma volutamente da addetti ai lavori che mette in scena il mezzo della radio nel suo stesso farsi.

            Giuria: Albedo