MEMORIA LIBRE: LA FORZA DEL RICORDO MESSO IN SCENA

“Siamo fatti di memoria, siamo insieme infanzia, adolescenza, vecchiaia e maturità”
G. Deleuze, L’Immagine-Tempo

 

Come si racconta il ricordo per immagini? Come è possibile evocare un ricordo e, al tempo stesso, anche il futuro proiettando immagini del passato?
Queste sono solo un paio fra le tante domande su cui, indirettamente, spesso attraverso voli pindarici inaspettati, ci siamo trovati a riflettere durante la selezione dei documentari in Concorso in questa settima edizione del MalatestaShort Film Festival.
La risposta non è di certo (e fortunatamente) univoca: la vocazione all’excursus attraversa il Festival fin dalla sua prima edizione e la scoperta di suggestioni espressive diverse ha caratterizzato anche la sottocategoria del cinema del reale attraverso una serie interessante di variazioni di genere. Tuttavia, pur nella varietà delle proposte, i documentari hanno evidenziato una sollecitazione condivisa, una sorta di tema fil rouge che accomuna molti corti doc scelti: la rielaborazione di ricordi personali e di memorie collettive.
Un’urgenza, quella di raccontare e di ripercorrere i ricordi, che può essere letta come una risposta – in un contesto culturale e mediatico dai linguaggi molteplici – alla perenne ed incessante evoluzione in termini di scenari condivisi e di relazioni sociali ed affettive. Il cinema breve declina questa tendenza in infinite possibilità espressive, sperimentazioni e forme di rappresentazione, mettendo in scena la continua metamorfosi dei tempi, compresi le ibridazioni di linguaggi e i nuovi ritmi accelerati di esperienze e narrazioni. Così che tornare indietro, (ri)vivere e (ri)raccontare può diventare una reazione critica e consapevole.
A volte può anche essere dolorosa. Il film Can’t wait for you to come di Tomaž Grom, contrabbassista e musicista sperimentale, è una toccante espressione artistica che riempie un vuoto morto del passato con suoni e immagini immagazzinati nel tempo e nello spazio. Se nell’amore incondizionato la memoria è il “vuoto” che ci tiene in contatto con i nostri cari, la perdita di un figlio diventa un vuoto troppo grande da sopportare. E allora le immagini e le fotografie diventano dei tempi apparentemente immobili, ma che ora sono in grado di scorrere all’indietro, dando vita a un film come questo. Un insieme di ricordi, di attimi di eterno presente sparpagliati e consumati per casa assieme ai filmini di famiglia. La quotidianità congelata rielabora un passato intimo lacerante; di fronte alla sfida di affrontare una grave perdita sceglie di “usare” radicalmente immagini e suoni attraverso una serie infinita e discrepante di memorie private eternamente presenti.
Il ricordo di un passato macchiato dalla violenza può portare, proprio come accade a Abdi, designer di mobili di origini somale, alla ricerca di sé. Nel documentario di Douwe Dijkstra Neighbour Abdi, con l’aiuto del vicino di casa filmaker, il protagonista ripercorre alcuni episodi della sua vita, tra guerra e criminalità, in uno studio pieno zeppo di effetti speciali. La ricostruzione di un trascorso tragico – al contempo storia di un individuo e di un paese lontano – viene stemperato grazie alla cornice del meta-cinema, nonché al disvelamento della messa in scena. Rielaborare la memoria (intima e condivisa) qui significa mescolare sapientemente i registri del racconto, sapendo rintracciare (anche) la leggerezza nel dolore e spostando l’attenzione sul processo creativo in fieri del documentario stesso.
Comunisti (diretto da Davide Crudetti) è un film su uno spaesamento personale e collettivo tra la Storia raccontata e il mondo che viviamo oggi. I ricordi si fanno eredità politica, ma anche e soprattutto zavorra emotiva sigillata in una scatola piena di vecchie VHS e fotografie di famiglia. Seguendo la linea cronologica del sogno comunista, attraverso gli archivi pubblici e privati che corrono lungo quasi cinque decenni di storia, il passato diventa l’insieme dei pezzi rimasti sulle spalle, schegge di un sogno ideale che, in un mondo che va esattamente dall’altra parte, fanno sentire inavvertitamente fuori posto. Il corto, che strizza furbetto l’occhio al miglior Nanni Moretti sul tema (siamo dalle parti di Aprile e un po’ di Caro Diario), è una riflessione critica (ma leggera) sul passato e sul futuro personale e collettivo in cerca di una identità politica tutta da (ri)scoprire.
Brave di Vilmarc Val è un bellissimo viaggio spirituale scandito da riti vudù, richiami materni e dettagli legati alla celebrazione della morte. Il passato qui è la dimensione quasi mitica delle origini, legittimata da un registro antropologico-etnografico. Una sorta di reiterato presente che oscilla costantemente tra materialità e suggestioni invisibili, capace di generare una storyline coinvolgente (quella delle Mambo, sacerdotesse vudù haitiane, che vengono celebrate dalle giovani bambine alla loro morte) che fa percepire su più dimensioni quel sottile mondo tra la vita e la morte. Il passato celebrato diventa così questo interstizio quasi magico della fine, che apre tuttavia a nuovi inizi, nonché ad auspicati spiriti di rinascita.
Abscesso di Bianca Iatallese è la storia di João, un giovane della comunità di Vila Heliópolis, la più grande favela di San Paolo. La sua vita scorre lenta, intessuta di attimi-macigni, giorno dopo giorno, ora dopo ora, mentre raccoglie rifiuti e cartacce durante la pandemia Covid. Riflessione realista su un passato recente collettivo complicato e difficile, non privo di strascichi (dall’alienazione alla crisi economica) nel presente di oggi.

Quello che emerge – nel quadro d’insieme, oltre i singoli corti – è la volontà di riflessione su ciò che è stato, di certo nel tentativo di riscoprire dettagli – che per quanto dolorosi – alle volte possano essere gli ultimi appigli per capire e per riassaporare, a dispetto di una temporalità altrimenti frenetica ed inafferrabile. Ripescare il passato diviene allora l’unica scelta possibile.

Sara Fiori

 

I FILM

Brave, di Wilmarc Val, 2021, Francia/Haiti

anteprima regionale
Can’t Wait For You To Come, di Tomaž Grom, 2021, Slovenia
anteprima italiana. Sarà presente l’autore

Comunisti, di Davide Crudetti, 2022, Italia
anteprima regionale

Neighbour Abdi, di Douwe Dijkstra, 2022, Olanda

Abscesso, di Bianca Iatallese, 2022, Brasile
anteprima regionale

 

Venerdì 1 settembre, ore 20.30

Cesena, chiesa di San Zenone, contrada Uberti 6

Ingresso libero – posti limitati, si consiglia la prenotazione

prenotazioni.msff@gmail.com

info 3291650824