Uno sguardo ravvicinato alla categoria dei film d’archivio della 6ᵃ edizione del MalatestaShort Film Festival

Da sempre interessati al materiale di repertorio riadattato per opere audiovisive, nonché ad una forma mista che rielabora la narrazione di un film, nell’edizione corrente abbiamo deciso di inaugurare una nuova categoria: quella dei film d’archivio. Sappiamo che la memoria -storica e personale- è un potente mezzo per creare una storia universale, che sappia parlare allo spettatore. Il cinema si presta bene a diventare un archivio dove conservare i ricordi, ma quando sono i cineasti a scendere in campo attraverso una ricerca personale, la sperimentazione assume un carattere nuovo. Ci sentiamo tutti toccati, come se fossimo stati presenti in luoghi e tempi lontani, che non abbiamo vissuto.
La categoria dei film d’archivio, seppur neonata, si è aperta con un profondo slancio conoscitivo che ci ha permesso di accogliere corti di diverse nazionalità. Il focus della 6ᵃ edizione del festival, infatti, è proprio volto al cinema Bazàr: una grande commistione di stili in cui ritrovare le proprie radici; in cui la libertà di potersi esprimere attraverso il linguaggio audiovisivo, fa da padrona alla visione collettiva dei corti. I film presentati nella categoria, grazie al prezioso utilizzo di materiale da repertorio, hanno tutti questo sapore.
Il lavoro di selezione che il nostro team ha svolto, ha portato alla scelta di 8 opere, molto diverse tra loro, ma che ci hanno permesso di tracciare una storia ben precisa. Il Fil rouge che le accomuna è sempre l’utilizzo del materiale d’archivio, talvolta utilizzato attraverso l’espediente del found footage, ma che spazia in diversi stili.
Ci lasciamo emozionare dalla bellezza privata e sentimentale dei filmini amatoriali di famiglia, per poi restare stupiti dall’utilizzo bizzarro di una registrazione audio. Passando per le eroiche gesta di un uomo ispirato dal far west, alla magica architettura delle nostre città e di come uomini visionari abbiano pensato di arricchirle. Sino a giungere all’uso quasi sperimentale dell’8mm, che racchiude il significato dello scorrere del tempo. Tenetevi pronti a visionare i titoli con noi, nell’elegante cornice della Sala Lignea della Biblioteca Malatestiana di Cesena.

  • The End Before Me, di Inês Luís (Portogallo 2022) 30′
  • Lo chiamavano Cargo, di Marco Signoretti (Italia 2021) 17’29
  • Mirabilia Urbis, di Milo Adami (Italia 2019) 22′
  • Bizarre Audios, di Diego Akel (Brasile, 2022) 8’10
  • Death Archives n.6, di Brian Ratigan (Stati Uniti 2021) 2’30
  • Music Trough My Life, di Gyte Zygelyte (Regno Unito 2022) 2’58
  • The Golden Age, di Hannah Hamalian, ( Stati Uniti 2021) , 11’06
  • Terra dei padri, di Francesco di Gioia, (Italia 2021)  11’24